Scontri in piazza ad Albano , calci e pugni alla bara: intervengono i blindati, il prefetto annulla le esequie

ROMA - Scontri tra estremisti di destra e manifestanti, botte e lanci di bottiglie, mentre la polizia lancia lacrimogeni. Intervengono anche i blindati. Dopo la sospensione dei funerali di Priebke la tensione fuori dell’istituto Pio X della confraternita dei padri Lefebvriani di Albano Laziale è diventata altissima. Sul posto sono intervenute le forze di polizia in assetto antisommossa, che hanno riportato la calma. A fronteggiarsi sono stati una cinquantina di neonazisti e un centinaio di antifascisti. Il tutto mentre l’avvocato Paolo Giachini, difensore dell’ex capitano delle SS, afferma: «A questo punto tocca allo Stato».
LA SALMA NEL FURGONE - Nella notte, la salma di Priebke ha lasciato la chiesa di San Pio X ad Albano Laziale (Roma) a bordo di un furgone blu, che è entrato da un accesso secondario per poi uscire dopo aver caricato la bara con la salma. Il furgone blu è arrivato poi all’aeroporto militare di Pratica di Mare, che si trova a circa 30 chilometri da Roma.
FERMI - Tensione altissima, dunque. Con due fermati da parte delle forze dell’ordine a seguito degli scontri. Si tratta di un militante di estrema destra e di un manifestante di sinistra le cui posizioni sono ora al vaglio degli inquirenti.Il tutto mentre continua l’attesa per capire come evolverà la situazione, ormai in fase di stallo dopo lo stop alle esequie. La salma di fatto rimane bloccata all’interno dell’istituto dei padri lefebvriani. «Siamo molto preoccupati. Tutto questo deve finire il più rapidamente possibile», spiega il sindaco di Albano Nicola Marini, dopo essere uscito dalla comunità lefebvriana «Siamo in contatto con le autorità per capire quali sono le loro soluzioni. Per noi bisogna trovarne una il prima possibile: altrimenti il rischio è che domattina qui si creino scontri, come già successo poco fa, tra la folla di cittadini e alcuni neonazisti». Intanto i cittadini hanno trovato il ‘colpevolè di questa situazione e urlano «Pecoraro pezzo di m....», riferendosi al prefetto. E la notte cala su Albano
I FUNERALI ANNULLATI - È caos, dunque, ad Albano. Nella ressa un prete è stato aggredito. Una donna è svenuta. E poi la protesta di più di 500 persone di Albano, alcuni con i parenti uccisi alla Fosse Ardeatine. I funerali di Erich Priebke alle otto di sera (doveva essere officiati alle 17,30) sono stati definitivamente sospesi dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro : situazione ingestibile. Nella cappella il prete si è levato i paramenti e le esequie non si sono svolte. E la salma dell’ex Ss per la prossima notte non si muoverà da Albano Laziale.
LA VERSIONE DEL LEGALE -Per il legale di Priebke in realtà i funerali di Erich Priebke, non si sono svolti perché «le autorità non hanno permesso di entrare a quanti volevano partecipare». «Tutto era pronto - ha aggiunto Paolo Giachini- eravamo in attesa di quanti volevano prendere parte» alle esequie. Tra questi il figlio di Priebke, Ingo, altri legali soci di Giachini e alcuni giovani simpatizzanti di estrema destra. «Erano lì per una cerimonia religiosa - ha detto ancora l’avvocato - e non avevano striscioni politici».
DUBBIO A PRIMA PORTA - L’ex Ss morto a Roma lo scorso venerdì 11 ottobre era stato portato ad Albano dove la confraternita aveva accettato di officiare le esequie. Intanto il forno crematorio del cimitero romano di Prima Porta martedì sera rimane operativo «oltre il normale orario di chiusura» dicono fonti vicine al Campidoglio. Resta però la possibilità di «non concedere il rientro della salma a Roma».
LA PROTESTA - Quando la salma di Priebke è giunta ad Albano martedì pomeriggio ad attenderla c’erano sia i contestatori, sia i simpatizzanti per l’ultimo saluto. «Priebke Boia» era scritto su uno striscione. «Lo portino alla discarica che è qui vicino» ha detto qualcuno. I gruppi di destra hanno fatto il saluto fascista e gridato «boia chi molla». La polizia in tenuta anti-sommossa, con 5 mezzi blindati, ha iniziato a presidiare il cancello della Confraternita dei padri Lefebvriani dalle prime ore del pomeriggio . Il sindaco Nicola Marini aveva provato a fermare il transito della salma con un’ordinanza ma il Prefetto ha rigettato l’ordinanza: può passare. Albano Laziale è città riconosciuta medaglia d’argento al valore della Resistenza.
LE ESEQUIE - «Ci sarà la messa in latino, a porte chiuse, solo per gli amici intimi e i parenti» aveva annunciato l’avvocato di Priebke, ma il sindaco della cittadina laziale si era subito opposto «Siamo allibiti» . La esequie, prima negate in forma pubblica dal vicariato di Roma, erano state accettate dai lefebvriani: «Una celebrazione religiosa per un cristiano non si nega a nessuno» Ma dove andrà poi la salma non è mai stato deciso: «Sono aperte tutte le strade.» aveva detto il legale di Priebke.
16 ottobre 2013
Priebke e il rastrellamento al Ghetto: la virtù della memoria
Corriere della sera
Può rivelarsi persino fortunata, la coincidenza tra l’anniversario del 16 ottobre 1943 e la morte dell’ufficiale nazista

ROMA - Può rivelarsi persino fortunata, la coincidenza tra l’anniversario del 16 ottobre 1943 e la morte dell’ufficiale nazista Erich Priebke (non troppo ex, stando a quel che ha lasciato detto). Quantomeno un’occasione da non perdere. Perché rende ancor più ricca di significati la celebrazione del rastrellamento nel ghetto di Roma. Per la città e per l’intero Paese di cui Roma si sente capitale, soprattutto in simili frangenti.
Settant’anni fa gli occupanti tedeschi andarono a cercare gli ebrei casa per casa, deportandone più di mille nei campi di concentramento. E mentre ci si prepara a commemorare un evento che evoca morte e orrore, ma anche dignità e liberazione, la non prematura scomparsa del capitano delle Ss che sei mesi dopo quel 16 ottobre partecipò al massacro delle Fosse Ardeatine ha fatto riemergere fatti ed emozioni che attribuiscono ulteriore importanza alla memoria di una turpe operazione di sterminio.
La voce di un «nipote delle Fosse Ardeatine», ad esempio, ha dato corpo all’iniquità della sorte che ha accompagnato vittime e carnefici degli eccidi nazifascisti. L’uomo aveva seppellito suo padre, morto a 83 anni d’età, due giorni prima che se ne andasse Priebke, e suo padre era figlio di una delle persone uccise dal capitano e dagli altri soldati tedeschi nella macabra rappresaglia del ‘marzo 1944. «Priebke è sopravvissuto pure ai figli delle sue vittime, e questa è la vera, grande ingiustizia», ha testimoniato quel nipote, divenuto «portatore sano» di memoria.
E poi sono spuntati i pensieri più contorti, che nell’informazione globalizzata circolano a grande velocità, come niente fosse. Così un vecchio arnese della cosiddetta «strategia della tensione» come Mario Merlino, nato proprio in quel disgraziato ‘44, un neofascista che si mescolò agli anarchici al tempo della bomba di piazza Fontana, ha potuto scrivere che «il Capitano Erich Priebke ha raggiunto i camerati che lo hanno preceduto sul campo dell’Onore», con tanto di maiuscole. Come se, in tarda età, un tale personaggio che è stato pure insegnante nelle scuole medie superiori avesse voluto dare sfogo a sentimenti che probabilmente coltivava anche quando, all’inizio degli anni Settanta, ebbe un ruolo non irrilevante nella inquietante vicenda di attentati e depistaggi che ha segnato la storia della Repubblica.
Una vergogna per l’Italia, al pari dell’evasione dall’ospedale militare dell’altro ufficiale nazista protagonista del rastrellamento al ghetto e del massacro delle Fosse Ardeatine: il colonnello Herbert Kappler, tranquillamente fuggito dalla camera del Celio in cui era detenuto e in teoria sorvegliato, nel caldo Ferragosto del 1977. Uno scandalo, un «mistero di Stato» mai del tutto svelato nelle sue complicità istituzionali, che suonò come un oltraggio agli ebrei di Roma e non solo. Mai riparato, peraltro. Tutto questo, e altro ancora, ha disseppellito la morte di Priebke. E tutto questo non va dimenticato nel giorno in cui si ricorda il 16 ottobre 1943. Perché l’esercizio della Memoria si tramuti da vizio di pochi in virtù di molti. Il più possibile.
15 ottobre 2013
«Priebke sarebbe felice di essere odiato. Seppelliamolo in silenzio senza perdono»
Corriere della sera
Aharon Appelfeld, 81 anni, sopravvissuto alla Shoah: fuggito dal lager sentii molto parlare di Priebke

Anche a Yad Vashem, il memoriale ebraico dell’Olocausto sulle colline di Gerusalemme, oggi si ricorderanno i settant’anni dei rastrellamenti nel Ghetto romano. Anche stavolta, Aharon Appelfeld non ci sarà: «Non vado mai a queste cerimonie». Resterà nella sua casa di Mevaseret Zion, il sobborgo dei falascià di Gerusalemme famoso per un castello lasciato dai Crociati, per il primo Mc Donald’s kosher del mondo e soprattutto perché, a 81 anni, ci sopravvive lui: lo scrittore della Shoah. Che era un bambino quando fu sterminata la sua famiglia. E tutto solo riuscì a scappare da un lager in Romania.
E venne adottato «da quel sottosuolo fatto di contrabbandieri e assassini in cui capii che ci sono criminali molto meno criminali dei criminali di guerra». E diventò cuoco dell’Armata Rossa. E arrivò sulle spiagge tra il Lazio e la Campania stando nascosto, rubando la frutta e l’acqua per campare, tenendosi stretto la vita che uno come Priebke gli avrebbe voluto rubare: «Sentivo parlare molto di lui...». Era un ragazzo che voleva solo dormire, Aharon, ma lo sguardo doveva stare spalancato: «Allora pensavo a nascondermi nei boschi. Per non essere preso. Le mie grandi esperienze di vita, le ho fatte tutte tra il 1939 e il 1945. Dai sette ai tredici anni. A quell’età, certi nomi ti s’incidono per sempre nella memoria...».
Le opere di Appelfeld sono maturate in Israele ma la testa, com’è per tutti i sopravvissuti, è rimasta in quei boschi. Ha letto sui giornali ebraici quel che succede a Roma: «Non si possono applicare i parametri della convivenza umana, quando si parla di quelli come Priebke. Non si può pensare ai fiori, a qualcosa da dire in memoriam. Lui era un assassino orribile, un essere umano di seconda classe: non può certo avere dei funerali di prima classe. Altrimenti è il nero che diventa bianco. La bugia che si fa verità. Le vittime che devono spiegarsi, mentre l’assassino diventa la vittima».
Detto questo, riposi senza pace: «C’è una responsabilità storica della Germania, è vero. E capisco la tentazione di dire: lo tengano loro. Ma in fondo gli è stato concesso di vivere a Roma, di morire a Roma. Sapeva che cosa sarebbe accaduto. Queste sono persone che hanno vissuto seminando odio, morire raccogliendo odio è quasi una soddisfazione postuma. Vanno sepolte e basta, come si fa con tutti i grandi criminali. Senza onoranze. Senza parole. I loro delitti sono storia, la loro morte è solo cronaca».
Il perdono lo lascia ai cristiani, se ne sono capaci: «No, no, no, no, no - scandisce cinque volte Appelfeld, che le parole le pesa una per una -. C’è un confine, una montagna altissima che non si può scalare nel cammino di chi ricorda. Il limite è il perdono. Non può essere donato a un assassino di massa. La peggiore umiliazione per lui è che gli altri ricordino, non cerchino vendette e insieme, però, non perdonino. In uno dei miei occhi non c’è il perdono, nell’altro adesso c’è l’accettazione della sua morte: lo brucino o lo mettano da qualche parte sottoterra. In un buco piccolo. Coprano tutto. E lo lascino lì». Dice lo scrittore che essere uomini, da vecchi, non è un dovere facile da adempiere. Ma per un vecchio nazista è impossibile: «Non è un essere umano come gli altri.
Questi criminali si sono spinti così avanti da non ritrovare più un significato al loro essere uomini.
Oggi si chiudono nella difesa ripetitiva dell’ordine eseguito, del non aver potuto far altro, anche se loro hanno voluto fare quello. Non sono uno storico, non ho studiato le responsabilità di tutti i criminali di guerra e non so quanti nazisti vivi ci siano ancora, in giro per il mondo: hanno novanta, cento anni, però non è che siamo andati a cercarli proprio tutti... È rimasto un buco nella memoria pubblica. Si parla tanto di Shoah, ma spesso non s’è fatto molto per onorarla. Molti criminali sono riusciti a sfuggire al processo. C’è gente come Priebke che ha potuto superare i cento anni praticamente indisturbata. Hanno già avuto la loro buona sorte, perché le loro vittime a quell’età non sono potute arrivare».
Il male banale, che Hannah Arendt vedeva nella gabbia di Eichmann, oggi sembra trasformarsi nel male più idiota: «Ho visto in tv che al funerale si sono presentati anche i neonazisti. Gente che s’identifica nell’assassino, nell’errore assoluto senza sapere nulla, aver visto mai nulla. A questi ragazzi non hanno spiegato a scuola che cos’è stata la Seconda guerra mondiale? Forse sono duri a capire. Forse hanno avuto gli insegnanti sbagliati. Forse c’è una mentalità molto difficile da cambiare». Questo male non ha paragoni, dice Appelfeld, ma epigoni sì. E pericolosi eredi: «Le parole del figlio di Priebke sono la cosa peggiore. Il suo messaggio è: date pure mio padre agli israeliani, loro sono cannibali, se lo mangeranno anche da morto. Le idee non se ne vanno con Priebke...». Il sospiro è profondo quanto il disgusto: «Questa gente non mi piace quando muore e nemmeno quando rinasce».
16 ottobre 2013
Funerali di Priebke, il sindaco Marino: «Non escludo contatti con la Germania»
Corriere della sera
Prefetto: «Soluzione in giornata». Ipotesi più accreditata è che la salma possa essere comunque portata all’estero

ROMA - Martedì la rabbia popolare che è arrivata a prendere a calci e pugni il feretro del gerarca nazista Erick Priebke arrivato ad Albano Laziale per i funerali (poi sospesi ). Il giorno dopo, la diplomazia. «So che si sta riflettendo sulle decisioni da prendere e non escludo che ci siano contatti tra il nostro governo e quello tedesco attraverso l’ambasciatore di Germania in Italia» ha detto alla trasmissione tv Agorà il sindaco di Roma Ignazio Marino.
SOLUZIONE IN GIORNATA - E il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro , conferma: «Contiamo di risolvere al situazione in giornata: in queste ore ci sono contatti con la Germania».«Non è nelle mie competenze decidere la cremazione nè il luogo della sepoltura -ha spiegato il Prefetto Pecoraro- ma ora stiamo lavorando per risolvere la situazione considerando ciò che è più opportuno». L’ipotesi più accreditata, a questo punto, è che la salma possa essere comunque portata fuori dall’Italia in particolare in Germania. Il prefetto ha spiegato anche perché ha dato ordine di fermare i funerali ad Albano Laziale: «Siamo stati costretti a sospendere le esequie perchè c’era il rischio si potessero trasformare in un raduno di neonazisti».
IN AEROPORTO - «La salma di Erich Priebke si trova ora a Pratica di Mare dove il prefetto ha provveduto a farla trasportare nella notte» aggiunge Marino. E lì resterà in attesa che sia presa una decisione sulla sepoltura dell’ex capitano delle SS. Al momento non è ancora chiaro se rimarrà in Italia o verrà portato in Germania, nel cimitero della sua città natale. Tra le ipotesi anche la sepoltura nel cimitero militare tedesco di Cassino o Pomezia. In quest’ultimo caso, però, c’è già il no del sindaco, che ha sottolineato come, proprio a Pomezia, il cimitero sia dedicato solo ai caduti in guerra.
ROMA NON POTEVA ACCETTARE IL BOIA- «Roma non poteva accettare la sepoltura di un uomo che partecipò all’eccidio di 335 persone, uccisi sparando loro alla nuca, finendoli con raffiche di mitra e coprendo i colpi con l’esplodere di una mina. Roma non poteva accettare di accogliere con delle esequie, con una sepoltura, un boia così violento» spiega Marino. E commentando i momenti di tensione, con il lancio di bombe carta e l’intervento dei blindati davanti alla chiesa di San Pio X di Albano, il sindaco aggiunge: «Avevo detto sin dal primo momento no alle esequie solenni. Sono solidale con il sindaco di Albano che si è opposto. Esequie pubbliche o solenni in una Chiesa erano da evitare e mi sembra che la Chiesa stessa abbia sostenuto questa opinione».
ACCERTAMENTI - Intanto proseguono gli accertamenti per verificare gli autori degli scontri avvenuti davanti alla chiesa dove avrebbero dovuto svolgersi i funerali di Erich Priebke, e dei momenti di tensione avvenuti dopo l’uscita della salma. Subito dopo l’uscita della bara, caricata su un furgone che si è allontanato da un’uscita secondaria della chiesa nella notte ci sono stati lanci di bombe carta e tensioni davanti al cancello principale d’ingresso della Fraternita di San Pio X ed è stato necessario l’intervento degli agenti.
ASSALTO AL FURGONE - La salma di Erich Priebke è stata trasportata dalla polizia a bordo di un furgone senza insegne, all’aeroporto di Pratica di Mare. Il furgone all’uscita dall’istituto religioso dei lefbreviani di Albano, è stato fatto oggetto di una fitta sassaiola e preso a calci riportando danni al parabrezza. Al passaggio, secondo quanto si apprende, sarebbe anche stata lanciata una bomba carta. Le forze dell’ordine hanno dovuto procedere con una carica di alleggerimento.
16 ottobre 2013